“Colui che qui non contribuisce a far girare la ruota del mondo che è così fatta girare, indulgendo nei sensi per il proprio piacere ed ignorando i bisogni degli altri, oh Arjuna, vive invano.
Ma quelli per i quali vi è solo la gioia del Sé, che sono soddisfatti nel Sé, che sono contenti nel Sé soltanto, essi non cercano più la felicità nel mondo esterno.
Per costoro non c’è interesse alcuno per quello che è fatto e per quello che non è fatto,nessuna persona e nessuna cosa può influenzare la loro sicurezza.”
Baghavad Gita 3.16-17-18

In questo capitolo Krishna aiuta Arjuna a capire la differenza tra jnana yoga e karma yoga. Mentre il jnana yoga verrà affrontato nei capitoli successivi (dal 7 in poi); il karma yoga ovvero lo yoga dell’azione è presentato per primo forse perchè Arjuna è essenzialmente un uomo d’azione quindi Krishna reputa importante chiarire in primis l’importanza di prender la decisione giusta ed entrare nel combattimento (simbolo della lotta contro i nostri sensi ed i nostri attaccamenti.)
Krishna ci ricorda che per il fatto di essere umani dobbiamo costantemente agire, dobbiamo nutrirci, lavorare e  abbiamo degli obblighi nei confronti delle persone che ci stanno attorno. Dobbiamo quindi far “girare la ruota del mondo” senza indulgere nei sensi e senza aspettare una ricompensa per le nostre azioni. La realizzazione del Sé si da quando la nostra gioia risiede solo all’interno e non dipende più dal mondo esterno. Come vediamo anche qui non c’è un giudizio sull’azione da compiere, ogni essere umano deve fare la sua parte perchè in fondo siamo tutti connessi e l’azione di uno influenza quella degli altri.

Pur avendo ascoltato la risposta Arjuna chiede a Krishna qual’ è dunque la causa che ci trascina costantemente verso le azioni incoscienti? Krishna risponde:

“Questi nemici sono il desiderio e la collera: la loro origine è il rajas guna. Essi sono i grandi divoratori ed i grandi mali, riconoscili come nemici in questo mondo.”
Baghavad Gita 3.37

Quando la mente è attaccata ai sensi ed al desiderio di fronte ad un imprevisto, una malattia o una persona che ci tradisce reagiamo con rabbia perchè non riconosciamo ciò che sta accadendo come un insegnamento ma lo vediamo dal punto di vista personale ovvero come un attacco alla nostra persona.

“I sensi sono superiori al corpo, superiore ai sensi è la mente, superiore alla mente è l’intelletto puro, e uno che è superiore anche all’intelletto è il Sè.”
Baghavad Gita 3.42

Quindi la nostra mente è al di sopra dei sensi, ma può essere controllata solo con l’intelletto puro che è una qualità che sta al di sopra della mente, è quell’intelligenza che ci porta sempre verso decisioni sagge e bilanciate. Ma ancora al di sopra si questo intelletto c’è l’atman ovvero il Sé che sta al di fuori delle nostre definizioni perchè già non appartiene al mentale, ma al mondo spirituale; l’atman infatti si può trovare solo nel silenzio e nella meditazione. Solo grazie alla meditazione potremo raggiungere un equilibrio che ci porterà ad osservare i nostri sensi senza giudicarli, ma allo stesso tempo senza esserne schiavi. La meditazione ed il silenzio esigono pratica costante per essere raggiunti: senza un a sadhana (ovvero una pratica spirituale) sarà quasi impossibile farlo.

Nel prossimo articolo vedremo il quarto capitolo della Gita.

A presto
Maitreya