Voce dal lago: Prima rispondi alle mie domande, poi ti farò bere!
Yudhishtira: Chi sei? Io non ti vedo!
V.: Rispondi!
Y.: Dove sei? Nell’aria? Nell’acqua?
V.: Non sono né pesce né uccello. Ho abbattuto i tuoi fratelli perché han voluto bere senza rispondere alle mie domande.
Y.: Allora interrogami.
V.: Che cosa è più veloce del vento?
Y.: Il pensiero.
V.: Che cosa può ricoprire la terra?
Y.: L’oscurità.
V.: Sono di più i vivi o i morti?
Y.: I vivi, perché i morti non ci sono più.
V.: Fammi un esempio di spazio.
Y.: Le mie mani chiuse come una sola.
V.: Un esempio di lutto.
Y.: L’ignoranza.
V.: Di veleno.
Y.: Il desiderio.
V.: Un esempio di sconfitta.
Y.: La vittoria.
V.: Quale dei due è venuto prima? Il giorno o la notte?
Y.: Il giorno… ma era solo un giorno avanti!
V.: Qual è la causa del mondo?
Y.: L’amore
V.: Qual è il tuo opposto?
Y.: Me stesso.
V.: Che cos’è la pazzia?
Y.: Una via dimenticata.
V.: E la rivolta? Perché si rivoltano gli uomini?
Y.: Per trovare la bellezza, nella vita oppure nella morte.
V.: Che cosa è inevitabile per tutti?
Y.: La felicità.
V.: E qual è la cosa più stupefacente?
Y.: Ogni giorno la morte colpisce, e noi viviamo come se fossimo immortali. Questa è la cosa più stupefacente.
V.: Possano tutti i tuoi fratelli tornare in vita.
Y.: Ma chi sei tu?
V.: Sono Dharma, tuo padre. Sono la costanza, la luce e l’ordine del
mondo.
Y.: E hai preso la forma d’un lago?
V.: Io sono tutte le forme, Yudhishtira!
Mahābhārata – Vana Parva Capitoli: 310–324

Il Mahābhārata è l’essenza della filosofia Indù. Scritto nel IV secolo a.C. dal saggio Vyasa (anche se molti pensano sia stata scritta da autori vari), è il più vasto poema epico del mondo composto da 18 libri, circa 200.000 versi e all’incirca 3500 pagine; ne esistono molte versioni, la maggior parte ridotte per una lunghezza di circa 1000 pagine. La parola Mahābhārata significa letteralmente la grande storia dei Baharata (l’india anticamente veniva chiamata proprio Bharat).

I fatti vengono narrati come un dialogo tra il saggio Vyasa ed il dio elefante Ganesha (vedi foto in alto) che vestendo i panni dello scrivano, appunta i racconti del saggio. Le vicende sono ambientate nel 3200-3100 a.C. nella regione del Doab tra il fiume Gange ed il fiume Yamuna e narrano di due famiglie: i Pandava (i 5 figli di Pandu: Yudisthira, figlio del dio Dharma; Bhīma, figlio del dio Vayu, il Vento; Arjuna, figlio del dio Indra; e i gemelli Nakula e Sahadeva, figli degli dèi Aśvin) che sono in un certo senso i fratelli buoni; ed i Kaurava (discendenti di Kuru, i cento figli di Dhṛtarāṣṭra con a capo il feroce Duryodhana) che sono i più aggressivi e disonesti. La storia segue la disputa tra queste due famiglie che porterà in un primo momento i Pandava all’esilio nella foresta. Durante l’esilio i fratelli Pandava arriveranno uno ad uno alle sponde di un lago dove una voce chiede loro di rispondere alle domande prima di bere, ma i primi quattro fratelli cederanno alla sete e cadranno morti sulle sponde del lago. Solo Yudhsitira risponderà correttamente a tutte le domande (vedi citazione sopra, la citazione ovviamente è un riassunto di tutte le domande originali che per motivi pratici sono state omesse) e riporterà così in vita i suoi fratelli. I Pandava tornano alle loro terre originarie, ma i Kaurava non accetteranno di dare i terreni promessi prima dell’esilio. Le tensioni sfoceranno in una guerra fratricida che vedrà i Pandava da un lato guidati da Krishna (reincarnazione del dio Vishnu secondo le leggende indù, rappresenta la natura divina) e dall’altro i Kaurava guidati da saggio Bishma. Il luogo della battaglia è chiamato Kurukṣetra che significa letteralmente “la piana dei Kuru” ed è situata a 150km a nord di Delhi; la battaglia si svolge tra gli anni 3139 e il 3138 a.C, durando 18 giorni e portando alla morte di tutti i Kaurava. Morti i Kaurava Yudishrtira salirà al trono fino a quando ormai  diventato vecchio decide di recarsi in eremitaggio con i fratelli e la sua sposa sul monte Meru accompagnato da un cane che non è nient’altro che suo padre il Dharma. Durante la salita tutti periranno e solo Yudishtira ed il cane che poi si mostrerà a lui per la sua vera natura arriveranno alla vetta. Qui Yudishtira visiterà il paradiso dove incontrerà i Kaurava (si esatto i cattivi in paradiso) e visiterà i suoi  quattro fratelli (esatto i buoni) all’inferno. Frustrato al vedere la condizione dei suoi fratelli chiederà a suo padre Dharma il perchè di questa sofferenza; il padre risponderà che prima di entrare nel paradiso bisogna prima essere esposti all’inferno e che il vedere i Kaurava in paradiso era un test per provare la sua gelosia ed il suo odio verso di essi. Infatti il libro si concluderà dicendo che anche la dualità inferno e paradiso non è nient’altro che un illusione perchè in fondo tutto è Brahman ovvero tutto è una sola coscienza.

Personalmente non ho mai letto l’opera per intero anche perchè i suoi più grandi insegnamenti sono contenuti nel bellissimo dialogo tra Yudhistira e la voce del lago, ma soprattutto nel libro 6 detto il Bhīṣma parvan. In esso nei capitoli 25 fino al 42 è inclusa la Baghavad Gitail Canto del Beato che è di fatto il più importante libro dell’induismo, vetta irraggiungibile della conoscenza vedica; libro che analizzeremo nel dettaglio nei prossimi post. Lo scopo di questo scritto è appunto quello di introdurre la Gita e contestualizzarla a livello letterario e storico.

A presto
Maitreya

PS
Per coloro interessati alla storia vi lascio il link del bellissimo film di Peter Brook: