“Questo Supremo che è di là dalla parola, ma entro la portata dell’occhio della pura illuminazione, che è immacolata unità di coscienza senza inizio, è il reale Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.”
Adi Shankara

Adi Shankara è stato uno dei più grandi filosofi e pensatori indiani. Non si è certi sulla data di nascita e di morte, ma si pensa visse tra il 700 ed il 750 d.C. All’eta di 8 anni iniziò la vita monastica e dopo pochi anni già conosceva i Veda e discuteva ampiamente con i Brahmini dell’epoca. Fu il più grande promulgatore della dottrina dell‘Advaita Vedanta. Secondo molti storici morì alla giovane età di 32 anni scomparendo in una vallata nel nord dell’India. La parola Vedanta come abbiamo visto significa letteralmente la fine dei Veda indicando sia la parte finale di questi antichi testi sia la fine della conoscenza intesa come accumulo di nozioni, ovvero lo stato di pura illuminazione o quiete dove la vera conoscenza si manifesta grazie al cessare dell’attivita mentale. La parola Advaita significa invece non duale, quindi questa conoscenza non duale detta anche monismo ci porta a unificare tutta l’esperienza umana in un’unità. Questa unità puo essere vissuta solo quando la mente cessa la sua attività di analisi costante della realtà. Ai nostri occhi ovviamente tutto appare duale: il maschile ed il femminile, il giorno e la notte, ma sappiamo che quando è giorno da noi in qualche altra parte del pianeta è notte nello stesso momento, ognuno di noi contiene una parte maschile ed una femminile, il giusto ed il sbagliato sono interpretazioni della mente, ogni dualità quindi può essere vista come illusoria e transitoria.

Nel suo meraviglioso libro Viveka Chudamani” che significa letteralmente “Il grande gioiello della discriminizione” Shankara ci invita a riflettere e meditare profondamete nel nostro  cuore sulla realtà che ci circonda e a percepire che esiste un energia che permea l’universo e che è in costante trasformazione ma che non muore nè nasce, questa energia è ciò che egli chiama l’Assoluto o il Supremo (in sanscrito Brahman). Shankara ci ricorda che i nostri pensieri quindi la nostra mente così come il nostro corpo fisico non sono duraturi e quindi ogni attaccamento ad essi risulta in sofferenza. Il non-attaccamento al corpo fisico è un argomento ampiamente dibattuto soprattutto in india, alcuni, soprattutto la casta sacerdotale ed i rinuncianti lo interpretano come la rinuncia totale al piacere dei sensi e che solo attraverso grandi digiuni e privazioni possiamo sperimentare stati di connessione spirituale. Secondo la via del guerriero invece bisogna prenderci cura del proprio corpo grazie ad una dieta bilanciata, all’esercizio fisico ricordandoci che il corpo è un mezzo che ci deve permettere di compiere il nostro Dharma su questa terra. In quanto mezzo fondamentale per il raggiungimento del nostro destino va curato ed amato profondamente, senza bisogno di grandi privazioni nè rinuncie, perchè Brahman è in tutte le cose quindi la rinuncia significa negare in qualche modo la presenza dell’Essere in una particolare forma. 

Grazie alle ultime scoperte della fisica quantica sappiamo che tutto l’universo è interconnesso e che la nostra energia al momento della morte non scompare ma si trasforma, confermando quindi quello che gli antichi mistici indù già sapevano, ovvero che siamo fondamentalmente immortali proprio perchè chi nasce e muore è solo il corpo fisico. Arrivare alla completa consapevolezza di ciò non è cosa semplice e richiede un lavoro su sè stessi costante e sincero e la lettura di libri come Viveka Chudamani ci possono aiutare in questo cammino.

Il testo, composto da 580 versi scritti in sanscrito, affronta e riassume molte delle conoscenze vediche in una forma più moderna e piú accessibile rispetto alle antiche Upanishads attraverso un dialogo fittizio tra un maestro ed un discepolo. Invito coloro che vogliono imbarcarsi nella sua lettura di farlo con il contagocce. Il libro non è un romanzo che va letto in un paio di settimane ma va analizzato, studiato e infine vissuto attraverso la meditazione per lunghi mesi.

Buona lettura!

A presto
Maitreya