“La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale.”
Libro della saggezza tibetana

Molte persone credono erroneamente che avvicinarsi alle pratiche spirituali significa ammalarsi meno, addirittura alcune scuole di yoga vendono l’idea di una vita longeva. Strano perchè guardando la vita di grandi maestri spirituali trovo tante malattie e tante morti anche in giovane età. È vero che la presenza aiuta molto sia la mente che il corpo, ma non siamo esseri perfetti e a volte veramente l’unica ragione di esistere di una malattia è quella di farci crescere.

Ma come possiamo affrontare una malattia? Il primo passo è ovviamente osservare i sintomi e cercare di intervenire cercando di aiutare il corpo fisico il che può anche includere l’utilizzo di medicinali. Normalmente dovremmo cambiare stile di vita e soprattutto dieta; l’indagine corporale ovviamente dovrebbe includere vari aspetti e non limitarsi a tamponare i sintomi. Lavorare sul corpo fisico però non è la soluzione del problema, ma serve a darci del tempo.

Questo tempo lo dobbiamo utilizzare per capire a livello emozionale da dove potrebbe venire questa malattia. Cosa ci fa stare male in questa vita? Quali emozioni non abbiamo potuto lavorare in questi anni perchè presi da mille impegni? Una volta individuato il problema emozionale inizia il vero processo di guarigione che richiede TEMPO!! Infatti come la malattia è apparsa dopo anni di disequilibri sperare che tutto si risolva in poco tempo è inutile e frustrante. Solo dopo aver aiutato il corpo fisico e le nostre emozioni per lunghi periodi possiamo sperare in una totale guarigione.

A volte pero succede che nonostante tutti gli sforzi: dieta, lavoro emozionale, meditazione….. la malattia non scompaia! Perché? Nessuno saprebbe esattamente rispondere a questa domanda, c’è chi direbbe “è il Karma”, altri direbbero che è il caso.

Qualunque sia la ragione deve avvenire quella che chiamo la vera guarigione spirituale: l’accettazione. Con l’accettazione totale della malattia (non rassegnazione!!) avviene un cambiamento dentro noi stessi; la malattia ci regalerà qualcosa che molti esseri umani non sanno di avere perchè nascosta dall’ego e da un turbine di pensieri: la compassione. Solo quando siamo fragili nei confronti della vita possiamo sentire questo senso di fratellanza con coloro che soffrono e con coloro che hanno difficoltà. Conosco molte persone che non si sono mai ammalate, sono morte a più di 90 anni eppure guardo la loro vita e non vedo profondità, non vedo compassione, non vedo amore per il prossimo, vedo una vita guardando l’oceano senza mai immergersi dentro. Quindi non respingere il dolore, osservalo e vedi cosa ha da insegnarti, è il tuo più grande maestro, dopo averlo ascoltato ringrazialo e un giorno così come è arrivato se ne andrà.

Per alcune persone questo ultimo passo può risultare difficile: nel caso infatti di malattie croniche l’ego potrebbe arrivare all’identificazione con la malattia quindi ha paura a lasciare andare il dolore come se stesse perdendo una parte di sé stesso. Il dolore è necessario per evolverci come esseri spirituali ma non deve essere costante, il cammino è lungo e altre lezioni dovremo imparare nella vita. 

La malattia ci porta di fatto in contatto con l’essenziale. Inizieremo ad essere grati per le piccole cose: cucinare, mangiare lentamente e con gusto, ascoltare il canto degli uccelli fuori dalla nostra finestra, parlare con le persone amate! Piccole cose che ogni giorno ci dimentichiamo perchè crediamo di avere del tempo davanti a noi. Non c’è tempo davanti a noi, solo l’ignoto, quindi non ti ingannare, potrebbero essere gli ultimi mesi di vita che ti restano quindi non sprecarli in preoccupazioni, vivi pienamente e serenamente!

Esiste infine un’ultima situazione più estrema dove la persona deve accettare che la malattia lo sta portando verso il decadimento totale del corpo fisico. Non è un’esperienza che ho avuto per il momento, ma toccherà tutti noi prima o poi. Penso che a questo punto il nostro intuito si manifesti ancora con più forza mostrandoci l’inutilità dell’attaccamento alla vita. Morire in coscienza è l’obbiettivo supremo di tutte le pratiche spirituali quindi non cercare di resistere, anzi accetta la dipartita con serenità e sapendo che di fatto non stai morendo, ma ti stai solo trasformando in qualcosa di nuovo!

A presto
Maitreya