“Il Cambiamento non significa che perdiamo la strada; significa invece che imbocchiamo una strada nuova. Prendiamo l’impegno a vivere una vita ispirata allo scopo, anziché alle pretese infinite e alle false promesse che sono il segno distintivo dell’ego.”
Wayne W. Dyer

Nel suo stupendo libro “Il cambiamento” il dott. Wayne Dyer ci guida verso il nostro interiore mostrandoci come il nostro ego si sviluppa durante la crescita e ci accompagna poi durante la nostra vita da adulti spesso sabotando il nostro vero essere. La parola ego viene dalla parola sanscrita Ahamkara che significa letteralmente “senso di separazione”. Il senso di separazione è molto importante per la nostra sopravvivenza quindi in questo senso è una parte di noi necessaria ed utile. Diventa un problema solo quando siamo costantemente presi dalla nostra vita, pensiamo solo alla nostra salute, ai nostri soldi, ai nostri figli, alla nostra casa, tutto ruota solo attorno al nostro piccolo mondo. Questo porta alla sofferenza, perchè ogni cambio che distruggerà la nostra salute o le nostre relazioni o la nostra prosperità ci mostrerà la totale insicurezza di questa vita. Esistono secondo W. Dyer 6 componenti dell’ego:

1) Chi sono è quello che posseggo
Cresciamo in una società che ci dice che senza possessi non siamo importanti: i soldi danno prestigio e visibilità e vengono quindi in qualche modo lodati. La cosa divertente è che nel profondo di noi stessi non cambiamo, se da bambini eravamo affezionati ai nostri giocattoli, da grandi ci leghiamo a giocattoli nuovi: un mezzo di trasporto, un cellulare, un pc, un vestito di marca, una casa, i nostri soldi in banca etc. Esiste il detto “ciò che possiedi alla fine ti possiede” e per la maggior parte degli uomini succede proprio questo. Ciò non vuol dire rifiutare la ricchezza se essa si presenta nella nostra vita, infatti la persona ricca spiritualmente tende ad attrarre verso di sé anche una ricchezza materiale. Il suggerimento del dott. Dyer è quello di visualizzare la nostra vita come “abbondante”, questa abbondanza significa che non abbiamo mai bisogno di preoccuparci dei beni materiali perchè la vita ci sosterrà come noi sosterremo le persone a noi vicine. L’equilibrio avviene quando riceviamo e poi doniamo, quindi il denaro passa attraverso di noi ma non ne diventiamo schiavi.

2) Chi sono è quello che faccio
Durante la crescita la società inizia a lodarci per alcune qualità che sviluppiamo prima degli altri bambini, quindi impariamo che essere più “bravi” degli altri è una cosa positiva. Nessuno ci insegna a sostenere gli altri ed a lodare le sue differenze. Questa lotta al successo continua a scuola con i voti che sono un altro modo per dire tu sei bravo e tu non ti meriti nulla; oggigiorno esistono per fortuna scuole alternative che non usano voti e in queste scuole i bambini sono più uniti tra di loro, c’è molta meno aggressività, ci si aiuta di più, strano che la società non si sia ancora profondamente resa conto di questo. Questa lotta continua all’università dove addirittura le persone si ammalano pur di mantenere la “media alta” ed infine arriviamo al lavoro dove la nostra sofferenza continua fino all’età della pensione dove arriveremo senza sapere cosa significa la contemplazione, la non-azione (come citata nel tao te ching), l’ESSERE senza il FARE e quindi passeremo le nostre giornate nella noia e cercando di mantenerci attivi con qualunque attività pur di non ascoltare la nostra coscienza. Quando agisci dalla coscienza non fai proprio nulla, sei penetrato dall’azione, sei solo un mezzo, permetti alla vita di viverti e non sei tu che vivi la vita. Quindi tu NON sei ciò che fai né sei gli obbiettivi che raggiungi.

3) Chi sono è quello che gli altri pensano di me.
Per sopravvivere nella nostra società cerchiamo di adattarci a tutto quello che gli altri pensano di noi, cercando di soddisfare tutti, più cresciamo e più perdiamo la nostra identità come esseri unici ed inimitabili. Questo tentativo di accontentare tutti ci porta a vivere un costante stress perchè non ci sentiamo mai liberi di esprimerci come vogliamo e la paura di essere giudicati spesso blocca la nostra espressività. Dobbiamo costantemente ricordare a noi stessi che siamo esattamente come dobbiamo essere e che la nostra originalità è sacra quindi dovremmo solo preoccuparci di come noi vediamo noi stessi cercando di ignorare tutti i commenti che arrivano dall’esterno.

4) Sono separato da tutti gli altri.
Prima delle guerre, dell’odio, delle separazioni tra gli uomini esiste un conflitto dentro noi stessi. Questo conflitto nasce da un senso di superiorità, una voce ti dice che tu sei meglio degli altri o che sei meno violento o meno egoista. Il fine ultimo della spiritualità è capire che tu sei la causa di tutto l’odio che c’è nel mondo direttamente o indirettamente e per questo devi renderti responsabile. Rendersi responsabili significa che rendiamo onore a ciò che facciamo nella nostra vita, al nostro lavoro e rendiamo onore a tutte le forme di vita che intersecano il nostro cammino riconoscendo che ognuno di questi incontri porta un arricchimento nella nostra vita come significa riconoscere l’odio, la meschinità, la debolezza che è presente nel nostro cuore.

5) Sono separato da ciò che manca nella mia vita
Il nostro ego continua ad insistere che qualcosa manca nella nostra vita, non abbiamo la compagna/o giusta/o non abbiamo la casa giusta, il nostro lavoro potrebbe essere migliore, vorremmo essere più in forma etc…. Questa attitudine ci porta a lottare costantemente e vivere in uno stato di continua ricerca che ci spinge verso qualcosa che non esiste impedendo di godere del momento presente che è davvero ciò che conta: la nostra felicità è oggi!

6) Sono separato da Dio
Riporto la parola Dio come la scrive Dyer nel suo libro, anche se avrei preferito usare altre parole: essere, fonte, spirito o energia universale. La parola Dio è una parola che ha per me poco significato, non credo in nessun essere che sta al di fuori di noi, siamo tutti “figli di Dio”, siamo tutti peccatori e siamo tutti Buddha potenziali. L’unica cosa che ci distingue è il livello di connessione spirituale a questa energia che pervade l’universo. Le nostre azioni quindi possono essere guidate dall’ego che ci dice di pensare solo a noi stessi ed al raggiungimento dei nostri obbiettivi o possiamo agire sapendo che siamo connessi a tutti gli altri esseri del pianeta: questa consapevolezza donerà un’armonia alle nostre azioni che porterà gioia a noi stessi ed agli esseri attorno a noi. 

a presto
Maitreya