“Metti il tuo cuore, mente, intelletto ed anima in ogni tuo più piccolo atto. Questo è il segreto del successo.”Saraswati Sivananda
Diventare insegnanti di yoga è una scelta che nasce dal cuore. Dove ed a quale scuola affidarsi è una scelta però che non va presa alla leggera. Per questo ho deciso di condividere la mia esperienza con voi e perché consiglio vivamente di entrare nella meravigliosa scuola Sivananda.
Tra il 3 settembre ed il 15 ottobre 2014 vissi uno dei periodi più meravigliosi ed intensi della mia vita. Dopo solo 6 mesi di pratica intensiva di Hata Yoga decisi che era arrivato il momento di fare un corso da insegnanti, non fu una celta facile, ma capii che per me era qualcosa di importante, cercavo un cambio radicale nella mia vita e volevo insegnare yoga non solo per l’attività in sé ma per vivere la vita in modo diverso.
La scelta ricadde sulla scuola Sivananda su consiglio del mio professore ed anche perché è riportata tra le 7 scuole migliori di Yoga in India (http://goindia.about.com/od/yogawellbeing/tp/india-top-yoga-centers.htm). La scelta per convenienza di date e setting (vivendo a quel tempo in Perù) ricadde sullo Sivananda Yoga Ranch presso Woodbourne (NY). Lo Yoga Ranch è un appezzamento di terreno incastonato nelle incantevoli colline in mezzo agli sterminati boschi a nord di NY (siamo a 200 km dalla capitale). L’area del Ranch è divisa in zona di puro bosco, le tre casone principali, una zona dedicata alla permacultura più la piccola casa abitata a suo tempo da Swami Vishnu Devananda che fu il più famoso discepolo di Sivananda, il quale portò in occidente i suoi insegnamenti e grazie al suo carisma riuscì nella difficile impresa di aprire due ashram negli Stati Uniti ed uno, il più grande a Montreal in Canada. Devananda si focalizzò più sull’arte dell’hata yoga al contrario del suo maestro che era invece più filosofo e scrittore.
LA GIORNATA ALL’ASHRAM
Il TTC (teacher training course) si sviluppa con gli stessi orari e gli stessi insegnamenti in tutti i centri ed Ashram Sivanada del mondo. Il corso è presenziale e dura circa 200 h anche se in realtà saranno molte di più (tutti i giorni vengono dati degli esercizi da svolgere per il giorno seguente che non sono calcolati nelle 200 h). Tutte le mattine viene esposta una lavagna con l’orario della giornata che qui di seguito riporto:
Sabato è il giorno di riposo dove comunque bisogna essere presenti al satsang (dal sanskrito sat: vero, sang: compagnia) mattutino e serale che è sempre obbligatorio.
Si inizia quindi la giornata con il satsang che prevede i primi 30 minuti di meditazione in silenzio, la posizione è difficile da tenere a causa dei cuscini molto bassi, quasi rasenti il suolo e non una volta le gambe mi si addormentarono durante le meditazioni. Poi si intona il bellissimo “Jaya Ganesha” (tipico kirtan o canto della scuola Sivananda) che di li a poco sarebbe entrato piacevolmente nelle nostre menti, seguito da altri canti e da letture prese dai libri di Sivananda o Swami Vishnu Devananda. Ricordiamo che Sivananda è una scuola di yoga dove si praticano tutti e 4 i cammini (vedi i 4 cammini dello yoga).
Alle 8 inizia la lezione di hata yoga dove i nostri due professori (ora diventati entrambi swami) ci educano su come dirigere una lezione di yoga, come si calcolano i tempi e come si deve parlare e su cosa bisogna focalizzare la nostra attenzione. L’insegnante Sivananda, ci sottolineano, non esegue le asanas (posture) mentre spiega ma sta attento ai propri studenti ed eventualmente interviene per correggere alcune posizioni incorrette.
Dopo la colazione (o brunch) ci si dedica al karma yoga ovvero all’azione di aiuto comunitario, ad ogni persona viene affidato un compito che dovrà svolgere per l’intera durata del corso, normalmente si aiuta a riordinare e a pulire.
A mezzogiorno arrivano le bellissime lezioni di filosofia coordinate dal maestro Srinivasan (che a suo tempo collaborò direttamente con Swami Devanada) comprendono lo studio dei chakra, la filosofia dei veda, i 3 guna, i sette passi verso il sapere, i 4 cammini dello yoga, gli otto stadi dello yoga, i corpi, lo yoga kundalini e per ultimo la conquista della morte.
Si segue con le piacevolissime lezioni sulla Baghavad Gita, dove si studiano i suoi profondi e misteriosi versi con i commenti di Sivananda e si approfondiscono tematiche relative al non attaccamento e alla retta azione, mi resi conto di quante cose mi ero perso durante la prima lettura tanti anni fa e di come questo libro possa ogni volta parlarci con una voce diversa. Nelle ultime settimane al posto della lezione di Gita si studia anatomia umana, ovviamente l’abc, e mai a livello approfondito, ma comunque il minimo indispensabile per un professore di yoga (sarà poi compito di ognuno approfondirne i temi).
LE MIE IMPRESSIONI
I giorni si susseguirono veloci, pieni di attività, mi resi conto di poter lavorare su me stesso instancabilmente per quasi 16 ore al giorno includendo un’ora di meditazione e 4 ore di asanas, mai avrei pensato di avere tale energia. Mi resi conto di quanto potenziale ci sia in noi e di quante volte esso venga sprecato in chiacchiere inutili e attività non necessarie, quanto tempo perdiamo a causa della tecnologia, incollati alla tv, ai cellulari o perdendo tempo in chiacchiere non necessarie. Mi sembrò veramente di essere entrato in un flusso interminabile di eventi e di apprendimento dove però mi sentii perfettamente a mio agio, sentivo come un energia fluire nel mio corpo, mi sentivo sempre meglio e sempre più in forma. Mi resi finalmente conto dell’enorme efficacia dello Yoga quando si segue nella sua complessità, non solo ripetendo una routine di esercizi, ma entrando dentro la disciplina, entrando nel profondo dei suoi insegnamenti e vivendoli nell’azione e nella presenza di ogni giorno. Capii che la vita può essere dedicata ad altro che non siano inutili attività o chiacchiere, qualcosa di più grande può essere svolto ogni giorno, e non è poi cosi difficile trovare il tempo. L’ultimo giorno si affronta un esame scritto, importante ma non fondamentale anche perché si è valutati durante tutta la durata del corso.
Dopo l’esame facendo colazione uno degli insegnanti mi chiese “come ti senti?”, in un primo momento risposi “pieno di sapere e di esperienze” ma poi quasi come volessi correggermi aggiunsi “mi sento anche totalmente svuotato, è come se avessi dato tante di me stesso e di aver lavorato tanto che in questo momento mi sento vuoto, la pienezza di cui parlavo prima è riferita a ciò che ho acquisito ed il vuoto a ciò che ho lasciato”, sembra una contraddizione, ma veramente fui invaso da queste due sensazioni diametralmente opposte, il professore rispose con voce calma “è normale dopo questo tipo di esperienze e ti capisco”.
L’esperienza è stata indimenticabile, piena di vita, mi sono sentito a mio agio anche nello sforzo costante di imparare molte cose nuove, nel mettermi in gioco in un ambiente che non conoscevo, con gente sconosciuta e con una lingua che non è la mia. Per me è stato un cambio importante che mi ha portato ad una certa disciplina, necessaria per portare avanti il cammino dello yoga. Lasciai l’Ashram dopo una settimana di volontariato (in totale 5 settimane) con il cuore pieno di gratitudine, per tutte le persone conosciute, per tutta la conoscenza acquisita, ma soprattutto per essere diventato un essere migliore. Consiglio quindi a tutti coloro che vogliono diventare insegnanti di yoga di immergersi completamente nell’esperienza Sivananda, ne uscirete solo pieni di gioia e gratitudine.