Luce sul sentiero
Questa luce in sè stessi

Yoga

Baghavad Gita – Settimo Capitolo – lo yoga della conoscenza e della realizzazione

“Io sono il sapore dell’acqua, oh Arjuna, Io sono lo splendore nel sole e nella luna; Io sono la parola sacra ed il suono nell’etere, Io sono il coraggio degli uomini.
Sono la gradevole fragranza della terra, e la radianza del fuoco, Io sono la vita in ogni creatura e sono lo sforzo degli aspiranti al cammino spirituale.
Il mio eterno seme può essere trovato in ogni creatura, Io sono l’intelletto dei sapienti, e la gloria dei Nobili.”
Baghavad Gita 7.8-9-10 

In questo capitolo vengono introdotti due termini molto importanti: Jnana e Vijnana; entrambi contengono la stessa radice “jna” che significa conoscere (in greco gnosi). Jnana indica la più alta forma di conoscenza ovvero l’incontro con la sorgente di ogni cosa (che può essere anche momentaneo) e Vijana  rappresenta la forma più alta di jnana, ovvero la realizzazione del Sè perpetua: coloro che arrivano a questo stato di Coscienza vengono chiamati saggi o veggenti (i famosi “seer”).
Secondo la filosofia del Shankya esistono due forze che reggono l’universo:

  • Purusha: la luce della coscienza pura.
  • Prakriti: il potenziale puro della materia e della mente.

Queste due forze vengono introdotte qui da Krishna per descrivere la sua vera natura: Egli (il Brahman) dunque è Coscienza  pura ed è tutta la materia che nasce da essa! Egli rappresenta tutto il creato ed allo stesso tempo il creatore perchè infine anche questi due si fondono in uno solo. Leggi tutto

Baghavad Gita – sesto capitolo – lo yoga della meditazione

 Colui che esegue il suo sacrosanto dovere senza dipendere dal frutto delle sue azioni – è un
Sannyasi ed uno Yogi, non quello che è senza energie o che si astiene dall’azione.”

“Coloro che aspirano allo yoga (unione), dovrebbero cercare l’Atman nella solitudine interna attraverso la meditazione, con la mente ed il corpo controllati, privi di qualsiasi aspettativa e liberi da speranza e possessività.”
Baghavad Gita 6.1 e 6.10.

Nessuno può diventare uno yogi se dipende dal frutto delle sue azioni; così inizia il sesto discorso di Krishna. Rinuncia (non dipendere dal frutto delle azioni) non significa astenersi dalla vita di tutti i giorni e rifugiarsi in una grotta dell’Himalaya; la vera rinuncia avviene solo quando non ci identifichiamo con ciò che facciamo o con il ruolo che ricopriamo nella società. Se sono un asceta che vive senza possessi, questa mia peculiare situazione potrebbe farmi credere di essere superiore a coloro che guadagnano soldi e vivono una vita dentro la società; anche questo in fondo è un inganno ed un attaccamento. La vera libertà è la non identificazione con la nostra ricchezza o povertà, con la nostra educazione o con la nostra ignoranza. Nel mondo duale ovviamente dovremo prendere delle decisioni secondo la nostra coscienza. Il cammino più efficace verso la liberazione dalla sofferenza è la meditazione, solo con la capacità di mantenere il corpo e la mente calmi potremo liberarci dal giogo delle passioni e degli attaccamenti. Leggi tutto