“Sii L’Osservatore dei tuoi pensieri e del tuo comportamento. Tu sei al di là del pensatore. Tu sei la quiete oltre la confusione mentale. Tu sei l’amore e la gioia dietro il dolore.”
Eckhart Tolle
Quando gli antichi yogi dell’india dicevano “Io sono quello” (in sanscrito so ‘ham) non era un semplice detto per confondere le persone, ma una diretta e profonda realizzazione della nostra vera natura. Abbiamo visto nei precedenti articoli come il processo di meditazione e di ricerca della pace interiore porta poco a poco a farci capire che esiste un osservatore, ovvero la coscienza che attua attraverso di noi, che si vuole esprimere e che vuole conoscere sé stessa attraverso di noi. Se potessimo sempre identificarci con la coscienza non soffriremmo, perchè la nostra mente funzionerebbe solo per le cose pratiche e non si perderebbe a pensare al futuro o al passato. La nostra società fin da bambini ci ha spinti però a farci credere di essere il “pupazzo” ovvero il corpo-mente che identifica la nostra persona (ovvero la nostra maschera o personaggio), spingendoci ad essere bravi studenti, bravi lavoratori, bravi mariti, tutto per il bene della società e per apparire sempre bene agli occhi degli altri. Non bisogna certo dar la colpa ai nostri genitori né a i nostri professori perchè tutti ignoravano la realtà delle cose e attuavano secondo ciò che gli era stato insegnato da bambini. In termini sanscriti questa identificazione con il corpo-mente viene detta avidya ovvero ignoranza primaria; in questa ignoranza primaria il 99% delle persone del mondo vive una vita più o meno felice. Leggi tutto