“Io crederei solo ad un dio che sapesse danzare. E quando vidi il mio diavolo, lo trovai serio, esatto, profondo e solenne. Era lo spirito della gravità, per lui precipitano tutte le cose: non si uccide con l’ira, ma con il sorriso. Si, uccidiamo lo spirito di gravità! Ora sono leggero, ora volo, ora mi vedo sotto di me, ora è un dio che si serve di me per danzare. Così parlò Zarathustra.”
Friedrich Nietzsche
La danza ha da sempre accompagnato l’uomo nella sua ricerca di estasi e spiritualitá. I reperti archeologici ci dicono che la danza era giá presente in india ben 9000 anni fa, ma sicuramente la sua origine è più antica. La sua presenza può essere tracciata in tutte le culture primitive come un mezzo per connettersi con sè stessi e in rituali di guarigione. Lo sciamanismo e l’uso di piante enteogene hanno da sempre portato l’uomo a sperimentare la vibrazione dell’universo attraverso la musica, il canto e la danza. Una delle pratiche che ci può rendere flessibili ed elastici nei confronti della vita è proprio la danza: il danzatore deve diventare uno con la danza; come ci ricorda Nietszche “ora è un dio che si serve di me per danzare”, nella danza dobbiamo scioglierci completamente, dobbiamo lasciarci penetrare dalla musica e dal movimento, lasciare che il divino si esprima attraverso di noi.
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