“Così pervaso da un grande dolore Arjuna disse tristemente : “O Krishna, dopo aver visto tutti i miei parenti riuniti qui con ansia di combattere uno contro l’altro (in questa guerra fratricida), sento le mie membra perdere forza e la mia bocca seccarsi. Il mio corpo trema e i peli si rizzano. Il mio arco Gandiva mi scivola di mano e la mia pelle brucia. Non posso più rimanere fermo, e la mia mente non riesce a calmarsi, vedo segni di sofferenze di fronte a noi. Non prevedo nulla di buono dall’atto di uccidere i propri amici e parenti in battaglia.”
Gita Capitolo 1 versi 28-31
Il primo capitolo della Gita rappresenta un passaggio tra il mondo materiale e quello spirituale. Siamo di fronte ad una scena abbastanza violenta, due eserciti sono schierati uno contro l’altro pronti ad entrare in un conflitto che porterà alla morte di migliaia di esseri umani. La scena è carica di energia oscura e di sentimenti di odio e aggressività. Sembra quasi un controsenso che uno dei più grandi libri spirituali del mondo inizi così, ma credo che non sia un caso. Il nostro mondo inutile negarlo è abbastanza crudele e violento perchè la maggior parte di noi vive nel mondo dell’ego che porta inevitabilmente all’ignoranza, alla separazione ed infine all’aggressività. Quindi il messaggio di luce di Krishna serve dal mio punto di vista proprio a dissipare questa oscurità che affligge il mondo. La Gita ha fatto molto discutere proprio per questa guerra che viene in qualche modo giustificata almeno per la casta dei guerrieri ovviamente solo quando essa è inevitabile e non ci sono vie pacifiche da percorrere. Quindi la guerra può essere in accordo con i piani divini solo quando non è provocata e solo quando non si è al seguito di un re o imperatore malvagio.
Inoltre c’è un aspetto spirituale e metaforico: la guerra in realtà rappresenta la nostra guerra interiore; la guerra non appartiene a Krishna che in questo caso è solo un Auriga ovvero colui che accompagna il guerriero, ma ad Arjuna che rappresenta ognuno di noi. Perchè siamo in conflitto? Perchè seguiamo una vita che ci è stata imposta dai nostri genitori, dai nostri insegnanti, dalla società che ci avvolge con la sua ignoranza e le sue paure? Il cammino verso la realizzazione del Sè può farci tremare le gambe come succede ad Arjuna ed è giusto che sia così, la paura non è un sentimento negativo anzi dovrebbe essere considerato uno dei nostri più grandi maestri. Bisogna passare attraverso la paura, viverla osservarla ed accettare con umiltà la guida di un maestro (in questo caso Krishna). Il compito del maestro non è quello di renderci dipendenti da lui, al contrario è quello di liberarci ed aiutarci a trovare le risposte dentro di noi.
Molti di noi arrivano al mondo spirituale proprio a causa di una frustrazione nel mondo materiale, ci rendiamo conto che nessuna possessione e nessuna persona esterna, seppur amandoci, potrà colmare il vuoto dentro di noi; solo l’amor proprio lo può fare. Arjuna vede l’inutilità della guerra e vorrebbe evitare di uccidere i suoi fratellastri che pur essendo malvagi non meritano di morire. I fratelli Kaurava rappresentano qui le nostre paure, il nostro ego, abbiamo paura ad uccidere il nostro ego perchè è ciò che ci ha sostenuto fino a questo momento e lasciarlo andare significa per noi perdere la nostra identificazione. Questa è la nostra più grande paura, perdere il controllo della nostra vita, perdere la maschera che così a lungo abbiamo costruito qualunque essa sia.
l primo capitolo della Gita si chiude nell’incertezza e nell’apprensione. A partire dal secondo capitolo inizia il vero insegnamento sulla vita di Krishna.
A presto
Maitreya