La fede è “una componente essenziale dell’uomo”; è una apertura esistenziale alla trascendenza, una relazione ontologica con l’Assoluto. Ogni essere umano, per il solo fatto di essere tale, ha fede, coltivata o non, consapevole o inconsapevole. La fede non è il privilegio di alcuni o una “specialità” di determinati gruppi ; non è un lusso ma “una dimensione antropologica”.
Raimon Panikkar

La quinta virtù è Shradda la fede. Tutti noi abbiamo fede, anche se non la coltiviamo, come ci ricorda Panikkar; questa fede è necessaria per poter praticare la perseveranza ed essere in pace con sé stessi e con il mondo. Ricordo una vecchia intervista dove Panikkar sottolineava che secondo gli antichi scolastici la fede non ha oggetto, non è “fede in” qualcosa altrimenti diventerebbe idolatria. La credenza invece ha un oggetto, per questo le credenze sono così varie nel mondo. Non voglio dilungarmi sulla dialettica e non voglio convincere nessuno di questo modo di vedere la cose, ma dentro me stesso ho sempre sentito qualcosa di altro, ho sempre sentito una apertura alla trascendenza, anche se la vita mi ha portato a perdermi varie volte in Maya (illusione). La fede quindi deve essere in qualche modo riscoperta, riportata in superficie, ascoltandoci ed ascoltando il mondo intorno a noi; avere fede significa riaprirsi come un fiore che sboccia scaldato dalle prime luci dell’alba, semplicemente si apre, non aspetta nulla, non chiede nulla, solo gioisce dell’energia dei raggi solari e sa che tutto ciò di cui ha bisogno gli verrà dato.

La storia è piena di esempi di uomini che nelle più difficili ed estreme situazioni hanno potuto mantenere la fede salda, ciò non significa accettare passivamente ciò che ci succede attorno, ma intervenire dove possibile e dove non lo è accettare la realtà anche se dura sapendo che ci sono disegni divini che vanno al di là del nostro intelletto e della nostra comprensione! Se ci metteremo ad analizzare ogni situazione, a giudicarci colpevoli per ciò che ci succede, o colpevolizzare chi ci sta vicino vivremo costantemente infelici.

Avere fede significa guardare il cielo stellato sopra la nostra testa e sentire un senso di appartenenza, sapere che da quelle stelle veniamo, l’astrofisico Carl Sagan diceva “siamo fatti della materia delle stelle” ed è proprio così, ma se non alzi mai la tua stessa e guardi in lato vedrai sempre e solamente un piccolo mondo fatto di piccole gioie quotidiane e frustrazioni. Inizia quindi ad osservare la realtá attorno a te “dall’alto” in modo distaccato cercando di non farti coinvolgere troppo. La fede porta con sè il dono della presenza e di quel silenzio fatto di piccoli gesti e piccole azioni quotidiane che diamo per scontato, ma ai quali dovremmo tutti iniziare a dare più peso. Passiamo la gran parte della nostra esistenza costruendoci un futuro “sicuro” poi però succede sempre qualcosa che ci scuote le radici facendoci tremare e ci rendiamo conto di quanto poco controllo abbiamo sulla nostra vita e sul nostro futuro. Se vivi costantemente cercando di difendere il tuo ego dai presunti “attacchi delle altre persone” allora ti negherai l’opportunitá di rilassarti e questa costante tensione porterá il tuo corpo ad ammalarsi. La fede quindi genera una forza interna in grado di sostenerci e sanarci; se non sai dove cercarla è perchè ancora non hai imparato ad ascoltarti profondamente. Inizia quindi a darti del tempo e ricordati di ringraziare per i piccoli regali che l’esistenza di dona ogni giorno.

Nel prossimo articolo vedremo l’ultima delle 6 virtù Samadhana: l’equilibrio mentale.

A presto
Maitreya