“Lo Yoga è l’adeguata espressione e il metodo pienamente adatto a fondere insieme corpo e spirito fino a farne un’unità difficilmente contestabile, e creando una disposizione psicologica che permette intuizioni trascendenti la coscienza”
Carl Gustav Jung
Lo yoga non parla solo di trascendere la mente, ma ci indica anche quali sono le nostre debolezze e quali sono i cambiamenti che dobbiamo apportare nella nostra vita per raggiungere stati di coscienza elevati. Esistono 8 stadi dello yoga secondo gli yoga sutra di Patanjali; prima ancora di iniziare quelle che sono le posture yoga il praticante dovrebbe darsi del tempo per coltivare i 5 Yamas ovvero i 5 obbiettivi morali per impedire di perdersi in atti non virtuosi. Vediamoli assieme:

1) AHIMSA – non-violenza

Quello che lo yogi cerca è la pace, per questo nel suo cuore non ci dovrebbe essere spazio per irritabilità, aggressività e violenza. Viviamo però in una società profondamente violenta ed aggressiva ed è facile venire influenzati da queste energie negative; la non violenza non esiste in senso assoluto, è direi più una direzione, un divenire, cerchiamo ogni giorno di migliorarci, di essere meno violenti. Alcune scuole di yoga professano il vegetarianismo come imprescindibile per poter essere considerati persone pacifiche, la realtà però dimostra che esistono grandi maestri illuminati che mangiano carne e persone molto aggressive che seguono una dieta vegana. La domanda non è se mangi carne o meno ma “chi è che sta mangiando carne? e perchè?”. Il corpo umano è molto diverso da soggetto a soggetto ed entrare negli assolutismi non conviene, dovremmo invece sviluppare una propria coscienza che in ogni istante dovrebbe dirci cosa mangiare, come parlare e come relazionarci con gli altri.

2) SATYA – sincerità
Come abbiamo visto nelle 4 virtù di Lao Tzu, esiste dentro noi stessi un naturale modo di agire che però è andato perduto a causa del nostro ego; la paura di mettere in mostra questa nostra sincerità serve solo a difendere la nostra reputazione. Quando siamo rilassati e non ci importa cosa gli altri pensino di noi avviene un cambio profondo nel nostro corpo e nella nostra mente, iniziamo a sperimentare un senso di rilassatezza a cui non eravamo abituati. Essere spontanei significa non mentire prima di tutto a noi stessi, accettare i propri limiti la nostra fragilità e quindi la nostra unicità.

3) ASTEYA – non rubare
Per poter metter in pratica questo Yama dovremmo accettare ciò che la vita ci offre senza desiderare possessi che non siano i possessi dell’anima. L’universo è abbondante e ci dona esattamente ciò di cui abbiamo bisogno; se pensiamo che non ci meritiamo questa abbondanza allora nella vita inizieremo a pensare di impadronirci di beni materiali in modo poco onesto. Il rubare non è solo riferito a degli oggetti ma anche a livello emozionale il che comporta non cercare di prevaricare sugli altri, non cercare di rubare la pace al nostro prossimo o di dominare se siamo all’interno di una relazione.

4) BRAMACHARYA – controllo dei sensi
Il Bramacharya è uno degli yama più discussi, la parola significa letteralmente “essere stabili nel Brahman”. Brahman in sanscrito è un concetto che indica tutto ciò che è immutabile e che permea l’universo, in termini scientifici potrebbe essere tradotto come “energia universale”. La casta dei sacerdoti però tradusse liberamente questo yama con “celibato”; con il formarsi delle caste sacerdotali in risposta si formò il tantra yoga dove l’atto sessuale diventa un modo per connettersi con l’energia universale e quindi viene visto come un mezzo e non come un limite. Qualunque persona potrebbe smentire ciò che scrivo citando uno o l’altro testo, la verità e che l’interpretazione è e sempre sarà libera quindi sta a noi decidere in che direzione si muove la nostra mente. Il sesso è per te un ossessione o è semplicemente un esperienza? Lo viviamo come un atto spirituale e come se fosse un puro atto meccanico? C’è un unione spirituale prima che carnale con la persona con cui condividiamo l’esperienza?

5) APARIGRAHA – non possessività
La possessione di oggetti fisici dovrebbe essere ridotta a ciò che riteniamo necessario, questo ovviamente può variare da persona a persona e cambia durante le fasi della nostra vita, per una persona giovane è normale desiderare più oggetti, ma invecchiando dovremmo lasciar andare sempre più possessi per non farci carico di responsabilità inutili. Praticare una vita semplice senza grandi accumuli è la chiave per la felicità, se la vita ci donerà ricchezza allora potremmo gioirne ma senza diventarne schiavi, lasciando che questa ricchezza fluisca attraverso di noi. Questo yama fa riferimento anche a persone a noi vicine come può essere un compagno o una compagna o i nostri figli. Chiediti se stai dando alla persona a te vicina TOTALE libertà o deve stare dentro certe aspettative che noi decidiamo? I nostri figli sono totalmente liberi di vivere come vogliono o li spingiamo verso una vita che rispecchia più la nostra natura che la loro?

Una volta che prendiamo coscienza di questi 5 Yama potremmo iniziare a praticare le 5 virtù (NIYAMAS) che vedremo nella prossima pubblicazione.

a presto
Maitreya