“In un atteggiamento di silenzio l’anima trova il percorso in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza.”
Gandhi
Il cactus Wachuma, parola che in quechua significa letteralmente “tagliare la testa”, indicando il cessare dell’attività pensante e dell’ego a favore del sentire, venne chiamato poi dai cristiani San Pedro perchè San Pietro è colui che spalanca le porte del cielo. Come il suo cugino lontano: il peyote, il wachuma contiene come principio attivo la mescalina ed altri numerosi alcaloidi. Appartiene alla famiglia Echinopsis (le specie più famose sono l’Echinopsis Pachanoi ovvero il San Pedro propriamente detto e l’Echinopsis Peruvianus detta ‘torcia peruviana’ per la sua forma più allungata e alta) dove i contenuti di mescalina e di altri alcaloidi varia sensibilmente da specie a pecie rendendo le esperienze abbastanza differenti tra loro. Nonostante la conquista spagnola il suo uso sopravvisse ed oggi è riconosciuta da molti come una delle piante enteogene più poderose del sud america e da molti considerata sacra tanto che viene spesso usata come “guardiano” piantandola nel proprio giardino. Il suo uso deve come sempre essere accompagnato da una dieta simile a quella dell’ayahuasca.
Prima di questa esperienza ebbi la fortuna di incontrare A., un uomo del nord del Perù che mi insegnò a cucinarlo, questo mi diede una sensazione di libertà estrema, finalmente avrei potuto sperimentare questo tipo di esperienza senza un filtro, ovvero lo sciamano e l’ambiente cerimoniale. La preparazione fu lunga, circa 12 ore, pensai in un primo momento che non fosse necessario ma l’esperienza mi dimostrò il contrario. V. ed io (gli unici partecipanti) ci accampammo nella stupenda spiaggia di Yumage nellla riserva naturale di Paracas, 4 ore a sud dalla città di Lima. La sera anteriore ovviamente cena leggera e a letto presto, ci svegliammo verso le 4 am per poter fare un fuoco che ci aiutò a scaldarci nelle ore più fredde del mattino. Alle 5 am finalmente fummo pronti per assumere l’estratto, la mia intenzione fu quella di migliorarmi nell’uso del linguaggio e delle parole, e affrontare con più fiducia le mie paure. Dopo i ringraziamenti alla pianta bevemmo l’estratto e ci sdraiammo tranquilli aspettammo l’alba, il cielo era ancora tappato, ad ottobre è normale avere nuvolosità durante le prime ore della mattinata.
Dopo un’ora e mezza decidemmo di assumere un po più di estratto (assunzione totale circa 200 ml), mi resi conto che il preparato fu perfettamente digeribile, non ci furono i minimi segni di malessere fisico, probabilmente questo dovuto alle lunghe ore di cottura (e di questo ringraziai A.). Iniziai così ad osservare il mio corpo, mi sentii perfettamente cosciente delle mie azioni e dentro di me sperimentai una pace e serenità d’animo che non avevo da tempo. Guardai il cielo ancora nuvoloso, ma sentii che piano piano la temperatura iniziava a salire. Decisi di alzarmi per sgranchire le gambe e lasciai V. avvolta nel suo sacco a pelo a godersi il silenzio di quest’alba magnifica e fresca. Camminai fin sopra la scogliera ad ovest rispetto alla spiaggia dove iniziai a vedere i colori di un colore più intenso e sentii i miei passi molto tranquilli, mi schiarii le idee, cercai di focalizzarmi sul mio viaggio, sulle mie priorità nella vita, stavo lasciando il Perù dopo 4 meravigliosi anni, sentii che un cambio imminente nella mia vita era vicino.
Ritornai dalla camminata, ormai erano passate due ore dall’assunzione e gli effetti si facevano più forti, mi avvicinai a V. che riuscì nel frattempo a dormire e a riposarsi. Ci preparammo per la camminata, mi avvicinai ad una roccia la osservai e mi accorsi che si stava muovendo come se fosse un fluido, percepii i movimenti della sua energia, la presi tra le mani, che bellezza, sentii che tutto ciò che mi stava attorno era in contatto con me, i colori si muovevano e fluttuavano meravigliosamente, allontanando la vista verso la spiaggia la mia vista ritornava in qualche modo quasi normale a parte per l’elevata percezione dei colori, toccai il mio corpo e mi sentii presente, forte grazie agli allenamenti di nuoto e yoga e sicuro di me e delle mie intenzioni. Mi persi ancora un pò tra i mille colori delle rocce e tra quel loro bellissimo fluttuare e finito di prepararci ci incamminammo molto lentamentre verso il deserto, ridemmo e scherzammo, ci sentimmo entrambi bene ma sentii che il canto del mare che pure amavo così profondamente, in questo momento diventò troppo forte e cercai un altro tipo di esperienza, quella del silenzio.
Ci incamminammo dunque attraversando la strada verso le dune della riserva, i colori della sabbia erano vividi e variopinti, passando dal giallo fino quasi al porpora, attraverso l’arancione ed il seppia, mi ricordai della prima visita a questo deserto con mia madre alcuni anni fa e di come rimasi colpito dai suoi colori molto vari e dalle sue bellissime dune. Arrivammo su un’enorme duna dove però il canto del mare si sentiva ancora forte, guardai verso V., sentii di amarla con tutto me stesso, sentii che non c’era divisione tra le nostre anime, lei ballava e saltava leggera sulla sabbia, si sedette per riposare, ma io lentamente camminai e finalmente raggiungemmo l’altra parte della duna e come d’incanto il suono del mare cessò e rimase solo il silenzio, si poteva sentire solo un leggero sibilo del vento ed il rumore dei minuscoli granelli di sabbia accarezzare le silenti dune.
Chiusi gli occhi, sentii il leggero sbattere d’ali di un uccello, immediatamente pensai che il volatile fosse passato a pochi metri da noi, aprii gli occhi per vedere e l’uccello era lontano, ma il suono era stato così nitido che mi sorpresi, eravamo così immersi in un silenzio profondo che qualunque suono si poteva moltiplicare, chiusi gli occhi, finalmente mi osservai, eravamo V., il deserto ed io, mi sentii presente ed unico ma allo stesso tempo parte di un unità, mi ricordai le parole del mio maestro Isaac: “rifugiati in un umo silenzioso”, mi accorsi che quell’uomo ero io, siamo noi, quando noi diventiamo la casa per noi stessi, il rifugio, allora saremo a casa in qualunque posto del mondo, dentro di me allora si ruppe qualcosa, mi sentii le membra scuotere da una vibrazione intensissima, restai in silenzio ancora un pò, ma il mio corpo continuò a vibrare, sentii le lacrime gonfiarmi gli occhi, un suono usci dalla mia bocca, iniziai a piangere intensamente singhiozzando, un pianto che però si trasformò presto in risata liberatoria, mi ritrovai piangendo e ridendo allo stesso tempo e sentii come ogni dolore e tensione del mio corpo svanissero, mi resi conto che alla fine erano solo blocchi emotivi che possono essere liberati solo con l’attenzione e l’amore. V. mi appoggiò una mano sulla schiena, mi sentii rincuorato e liberato allo stesso tempo, osservai il deserto, vidi mille energie in movimento, pensai che ogni persona potrebbe razionalizzare questa energia dandole una forma, di un angelo o di un demone o di un buddha, dipende dalla nostra cultura e stato d’animo, mi chiesi “ e tu che vuoi vedere?”, la mia risposta era semplice e restai quindi in silenzio perchè era l’unica cosa che cercavo. Mi alzai, passeggiai tranquillo su una duna, ci fermammo poi a mangiare un pò di frutta, l’immancabile chyrimoya che è un frutto completo, ricco di vitamina C e minerali preziosi, il suo sapore era sublime come un nettare.
Bevemmo un altra piccola dose di estratto, ci accorgemmo entrambi di tutto il bene che ci stava dando, V. mi disse che il cactus la stava sanando e le stava facendo vedere le parti del corpo che avrebbe dovuto curare di più.
Mi resi conto di aver lasciato tutta la frutta nella macchina ed ora il sole che stava uscendo dalle nuvole iniziò a scaldare sensibilmente l’aria, decisi di ritornare ma mentre mi incamminai arrivò una moto, era una guardia del parco che ci invitava ad allontanarci dalle dune vergini per evitare che qualche turista vedendoci avrebbe voluto avvicinarsi anche con un mezzo e distruggere in qualche modo il paesaggio, mi resi conto che l’avvertimento non era del tutto fondato perchè non è proibito camminare ma solo andare in macchina sulle dune, comunque ci sentimmo talmente accondiscendenti che decidemmo di ritonare lentamente verso la macchina, il cactus ci permise di essere lucidi nel momento del bisogno, sistemmmo la frutta e l’atro cibo al fresco sotto la macchina e ripartimmo verso la scogliera, arrivati qui sopra sopra di essa ci fermammo in silenzio ad osservare una colonia di uccelli che viveva sulla parete sotto di noi, lo spettacolo fu indescrivibile, è bello vivere pensai, condividere questo spazio con altri esseri vivi ma senza invaderli mantenedo la nostra distanza semplicemente godendo nell’osservare senza giudizio, ci fermammo per qualche ora a guardare il panormama sotto di noi, ci guardammo intensamente negli occhi senza dire una parola.
Il sole iniziò a scaldare fortemente, i colori si fecero intensi, passammo un paio d’ore qui sulla scogliera osservando la splendida baia sotto di noi ed il deserto alla nostra sinistra, che paesaggio mistico, lunare quasi da favola, i colori della sabbia riplendevano alla luce del sole.
Decidemmo di assumere ancora un pò di estratto seguendo in qualche modo le indicazioni del meraviglioso libro di Ross Heaven “Cactus of Mistery” dove si suggerisce di assumere tre dosi di san pedro durante la giornata. Ma l’effetto non sembrava arrivare mai al picco della mattina, presumetti che a volte è meglio assumere un dose forte tutta assieme per non diluire l’effetto. Gli uccelli cantavano sotto di noi, il loro volo era silenzioso e meraviglioso, sentii ancora profondamente il mio corpo, i miei dolori, quante tensioni generiamo con la nostra mente? Mi resi conto che tutti i miei problemi fisici erano in qualche modo causati dalla mente, una mente distratta, spesso molto intuitiva ma sulla quale sentii di voler lavorare molto.
Il volo degli uccelli era tranquillo, mi resi conto di come essi vivono con il minimo sforzo, nessuno vuole di più di quello che ha, tutti sfruttano la corrente d’aria al cento per cento e quando possono non muovono le ali, solo noi uomini ci affanniamo così tanto per avere sempre di più generando tutte le tensioni e malattie tipiche della nostra specie, siamo dominati dall’ego e non ce ne accorgiamo, mi girai verso V., i suoi occhi risplendevano alla luce del sole, la sua pelle scura luccicava come mai, il suo sorriso era meraviglioso.
Parlammo un pò tra di noi, ci scambiammo frasi di affetto, ci accorgemmo che spesso avevamo delle discussioni inutili scatenate dal nostro ego che sempre attacca e sempre si difende e che invece a volte dovrebbe scomparire per poter ascoltare veramente l’altra persona.
Ci alzammo e decidemmo di ritornare lentamente nel deserto, potevo vedere tutti i particolari chiaramente, la mia vista si acutizzò ben oltre i miei normali limiti, osservai le onde che formava la sabbia nel deserto e di come i piccoli granelli di sabbia si muovevano da duna a duna, tutto è in movimento anche se apparentemente sembra immobile, tutto è in costante cambio, il mondo attorno a noi non è mai lo stesso.
Mi stupii ancora dei meravigliosi colori di questo deserto: dal giallo dell’argilla, all’arancione marrone e molte sfumature di rosso fino quasi al viola. Il vento iniziò a sibilare più forte, mi appoggiai sulla sabbia di una duna, sentii l’energia della sabbia penetrarmi, mi spalmai il volto ed i capelli con la sabbia, capii che un giorno sarò solo polvere come questa sabbia, non c’era separazione tra il mio corpo ed essa. Mi immersi nella sabbia, sentii delle presenze attorno a me, come degli spiriti che mi ruotavano attorno, chiusi gli occhi e sentii che c’era un’energia intensa attorno a mema non riuscii a tenerli per molto, il movimento attorno a me era troppo forte, capii che non siamo mai soli, c’è un energia universale a cui dobbiamo adattarci costantemente.
Mi avvicinai verso V., ci abbracciamo nella sabbia, ci baciammo, le nostre bocche erano una sola, sentii che eravamo un solo spirito, una comunione intensa esisteva tra di noi, ma ciò non potrà mai essere razionalizzato, messo sotto contratto, l’unione è spirituale, non appartiene alla nostra mente. La temperatura iniziò a scendere ed il vento iniziò a cantare più forte, risalii la china della duna ed ora mi ritrovai al centro del deserto, la vista si aprì a 360 gradi, sentii che tutto era troppo, mi appoggiai sulle mie ginocchia, mi sentii immerso nell’universo, al centro di esso ed allo stesso tempo dentro me stesso, capii che la mia presenza poteva in qualche modo influire sul tutto.
Mi sdraiai ancora a riposare sulla sabbia, iniziammo a coprirci per difenderci dal vento freddo del tardo pomeriggio, passeggiammo ancora un pò per il deserto mano nella mano in silenzio e ritornammo lentamente verso la spiaggia, il mare non aveva cambiato il suo ritmo, ci sdraiammo nel sacco a pelo direttamente sulla sabbia e perdemmo la vista verso l’orizzonte infinito, il tramonto era alle porte ed il cielo si tinse di rosso, arancione con sfumature gialle, le ultime macchine di alcuni turisti in visita alla spiaggia si allontanarono, rimanemmo soli nell’infinito, ci guardammo negli occhi profondamente, gli occhi di V. riflettevano il mondo esteriore ed avevano un tono verde scuro che prima non avevo notato, ci baciammo senza dire una parola, il nostro mondo era di pure emozioni e sensazioni. Il sole si abbassò lentamente, gli uccelli volavano lenti sopra di noi, mi sentii in pace con me stesso e con il mondo, mi sdraiai ed osservai quella palla gigantesca all’orizzonte che poco a poco volgeva i suoi raggi verso altre creature del mondo, restammo fuori a rimirare le stelle e mi sentii cosi piccolo, come un bambino appea nato. Mi fumai una pipa e sentii il sapore di tabacco nella bocca, sentii l’energia curativa del mapacho (tabacco dell’amazzonia) che se viene utilizzato con accortezza e rispetto può aiutarci molto. Non dimenticherò mai quel cielo stellato, la via lattea e quel suono intenso delle onde del pacifico, ringraziai l’esistenza per questo meraviglioso regalo.