“L’ uomo che ritorna dalla Breccia nel Muro non sarà mai proprio lo stesso dell’uomo che era andato: sarà più saggio, ma meno presuntuoso, più felice, ma meno soddisfatto di sé, più umile nel riconoscere la sua ignoranza, eppure meglio attrezzato per capire il rapporto tra parole e cose, tra ragionamento sistematico e mistero insondabile che egli cerca, sempre invano, di comprendere.”Aldous Huxley

Non le chiamerò allucinogene perché ciò che vedi è reale, non le chiamerò psichedeliche perché significa letteralmente “rendere la mente manifesta” descrizione che complica visto che le piante enteogene attivano il lobo destro del cervello ed invece diminuisce l’attività mentale (vedi emisfero destro e sinistro del cervello); il termine psichedelico ricorda inoltre la controtendenza degli anni sessanta dove le sostanze spesso erano prodotti di laboratorio mentre qui stiamo parlando di un uso ancestrale e naturale.
Preferisco quindi chiamarle con il loro vero nome: Enteogene o piante maestre. La parola enteogeno deriva dal greco antico: Entheos significa in Dio o Dio dentro e genesthe che significa generare, quindi “ciò che Dio genera all’interno”. Gli usi di queste piante (che dai recenti studi si aggirano intorno alle 150 specie compresi i funghi) sono stati registrati in maniera onnipresente nel corso dell’intera storia umana:
- in India la marijuana è da millenni utilizzata dai Sadhu ovvero i rinuncianti che la considerano la pianta sacra di Shiva che nella trinità indù simboleggia la forza distruttrice delle cose passate per poter dar vita a qualcosa di nuovo;
- le popolazioni indigene della Siberia hanno da sempre utilizzato l’Ammanita Muscaria;
- in medio oriente è particolarmente apprezzato l’hashis, derivato della canapa indiana;
- i nativi della Papua Nuova Guinea sono stati grandi utilizzatori di fungi soprattutto contenenti psylocibe;
- in Grecia durante i misteri Eleusini veniva spesso servita una bevanda contenente la segale cornuta ovvero LSD. A questi misteri si pensa parteciparono grandi filosofi come Socrate e Platone;
- in Cina la pianta datura è considerata sacra e venne utilizzata anche nella tradizione buddhista Vajrayana come riferiscono diversi studiosi;
- nel continente americano le più famose sono il peyote utilizzato dai nativi nord Americani, il Wachuma (o San Pedro) utilizzato nelle regioni andine e l’Ayahuasca (vedi immagine in alto), un decotto tipico degli sciamani della foresta amazzonica e infine la willka, una mimosacea utilizzata dagli Inca principalmente.
Le piante enteogene sono utilizzate da quasi tutte le culture indigene dove sempre si è cercata la lidership dell’uomo sacro (sciamano, guaritore, yogi etc.) uomo che porta con sé una saggezza che veniva dall’utilizzo di queste piante. Ciò non è una fuga, non si sta scappando da qualcosa, ma anzi è una ricerca profonda di sé stessi, di ciò che si è veramente, è come se la pianta ci mettesse a nudo di fronte ad uno specchio con gli aspetti positivi e negativi di noi stessi.
La pianta enteogena ci porta in stati di coscienza “non ordinari” (per non dire quella brutta parola: alterati, che porta con sé solo fraintendimenti) dove scopriamo una connessione con noi stessi e con l’universo diversa, la nostra mente non è dominata dall’ego quindi siamo liberi di ricevere certi insegnamenti senza filtri, ovvero senza avere riferimenti nel nostro passato: educazione, morale etc.
Purtroppo le piante enteogene avendo la capacità di portare l’individuo a trovare Dio in se stesso quindi senza più dipendere da un organizzazione esterna come le religioni e lo stato sono sempre state viste come una minaccia, addirittura i conquistadores spagnoli chiamavano queste piante diaboliche senza sapere nulla al riguardo. Scopo delle religioni è uniformare per poter controllare, ma colui che diventa individuo non è controllabile proprio perché ascolta solo se stesso almeno in ambito spirituale, ciò non esclude avere una guida che ci aiuti nel cammino ma non dimentichiamo che il vero maestro è colui che ci fa scoprire la luce in noi stessi e ci rende indipendenti anche da lui. Nonostante le innumerevoli prove della capacità di queste piante di portare saggezza nelle nostre vite, il proibizionismo dei vari governi del mondo ha da sempre privato gli individui della capacità di crescere spiritualmente grazie a semplici piante che guarda caso sono state messe a disposizione dell’uomo naturalmente su tutto il pianeta.
Coloro che non hanno mai avuto un esperienza spirituale con queste piante le chiameranno droghe o con qualunque dispregiativo non intendendo che in verità stanno solo facendo del male a loro stessi (restando nell’ignoranza) e a coloro che invece cercano la saggezza, che non può essere trovata in nessun libro ma solo viene acquisita dall’esperienza e ascoltando di più il cuore. La visione portata da queste piante è sacra e carica di simbologia che spesso serve per portare un profondo conoscimento della vita stessa, le visioni inoltre sono spesso connesse con la geometria dell’universo, la visione di mandala è abbastanza comune sia durante la meditazione sia durante l’esperienza con piante (uno dei tanti ponti tra sciamani e meditanti).
Come abbiamo già accennato il compito dei vari enteogeni è quello di diminuire e riorganizzare l’attività pensante ed attivare il lobo destro ovvero quello che Einstein chiamava il cervello intuitivo o dell’amore quindi portare una conoscenza irrazionale ed illogica (l’amore è logico?).
La grande capacità degli enteogeni è quella di ridistribuire le connessioni neuronali, in maniera diversa da quella che chiameremmo normale: siamo abituati a pensare in un certo modo dopo anni di condizionamenti e di educazione rigidi quindi improvvisamente quelli che erano considerati problemi già non lo sono e alcune idee che avevamo su noi stessi vengono cambiate. Usciti da una qualunque di queste esperienze come dice bene Huxley ci sentiamo più saggi, più centrati in noi stessi, capiamo quanto siamo piccoli e quanto le nostre menti siano limitate per capire quel mistero insondabile che è la vita dell’universo.
a presto
Maitreya